Come diventare imprenditore digitale? come poterlo fare o quantomeno, quali errori si possono evitare durante questo percorso?
Partiamo da lontano, riflettendo su cosa significa fare business. N on nel senso economico del termine, che conosci benissimo, ma nel suo significato più profondo. Qual è l’etimologia della parola?
Nel suo libro “Mercati infiniti“, Irene Cassarino fa risalire la sua origine all’inglese antico, precisamente dalla Northumbria, una regione dell’Inghilterra settentrionale. La parola Bisig stava a significare ansioso, diligente, occupato unito poi alla desinenza ness. In questa accezione, fare business diventa qualcosa di molto nobile ovvero “occuparsi di qualcosa di importante e gratificante”. Molto differente da ciò a cui rimanda il cinico motto “business is business”, che non lascia altro spazio che all’arido concetto di accumulazione di capitale.
Ho iniziato la mia prima azienda quando dovevo ancora laurearmi. All’epoca si parlava poco di internet. Ma i miei fratelli erano pionieri del digitale. Io soprattutto ero spettatore e una delle cose che più mi affascinava della postazione allestita dal 1994, detto onestamente, era la velocità con cui mia mamma digitava sulla tastiera (mia mamma conosce bene dattilografia e stenografia).
Quando ho iniziato, quindi, posso dire certamente che non ero un capitano di industria e nemmeno un leader da comizio in piazza. Ma sicuramente ero uno che aveva una insaziabile voglia di “occuparsi di qualcosa di importante e gratificante”.
Come ogni impresa italiana che si rispetti, abbiamo iniziato da quel che sapevamo fare: siti web. È piuttosto comune che le aziende nascano da un bisogno più dell’imprenditore, che non del mercato. Ci ho messo un po’ di tempo nel comprendere che questo approccio ti induce ad essere una “bandiera al vento”. Ti riduci a mettere a disposizione le tue abilità al servizio di chi le necessita. Ti riduci a vendere il tuo tempo. Se poi, in questa equazione, ci metti una cosa nuova come all’epoca era internet ti rendi conto di quante incomprensioni, fuori programma, cambi di direzione prevede ogni attività che ti accingi a svolgere con un cliente.
Tutto da rifare. Bisognava trovare un prodotto. Prendersi cura di un prodotto.
Prima una capatina nel mondo degli algoritmi per la consegna a domicilio. Pizzaclic è stata la tesi di mio fratello Marco. Era il 2007, ben prima di Just Eat e compagnia cantante. Poi mille altre divagazioni.
Infine nel 2009 abbiamo constatato che eBay stava prendendo piede tra le aziende italiane ed erano ancora poche le realtà tecnologiche che guardavano a questo fronte. Su eBay si facevano affari e mancava qualcosa che potesse aiutare davvero i venditori.
Abbiamo pensato che sarebbero arrivati altri marketplace (nel 2011 Amazon aprì in Italia ed oggi, dopo la pandemia, si parla di marketplace economy. Non sbagliavamo 🙂 e che le aziende avrebbero avuto bisogno di un “cervellone” che le avrebbe aiutate a coordinare la vendita su tutti quei mercati. Così abbiamo fatto nascere eDock.
A distanza di anni non mi sento un imprenditore di successo. Non penso di essere “arrivato”. Vivo piuttosto questa esperienza come se fosse il nostro viaggio, di cui è molto più interessante osservare i panorami e gli scorci, piuttosto che ciò che troveremo al capolinea.
Mi sento quindi di provare a stilare un elenco di errori da evitare, più che dispensare consigli su come riuscire. Spero possano aiutarti in qualche modo. Buon viaggio 🙂
È quanto accade nella maggioranza di occasioni, per la mia esperienza. I propri desideri non possono essere messi da parte ma una sana critica su quanto possano combaciare con un gruppo (più o meno folto) di clienti è indispensabile per rendere sostenibile l’attività. Se ti piace da matti il metaverso, assicurati che ci siano aziende disposte ad entrarci e pagare per poterlo fare.
Per crescere devi trovare un modo sistematico di acquisizione di clienti. Questi poi devono essere serviti, per sottogruppi di bisogno, in modo identico. Se ogni cliente viene servito in modo differente da ogni altro, stai facendo consulenza. Se servi i clienti in modo uguale hai un prodotto. Se servi ogni cliente in modo differente no.
Soprattutto quando le aziende sono piccole, l’inefficienza di uno pesa percentualmente moltissimo. Il recruiting, oggi, può essere davvero stravolto dalla “liquefazione” della società. La nostra community di e-commerce manager è anche, ovviamente non solo, uno strumento di recruiting che consente di conoscere i partecipanti, stringere legami fuori dagli impegni lavorativi ma con persone che condividono le nostre skill professionali.
Quando avvii un’impresa – in particolare se è innovativa – devi tenere sott’occhio una moltitudine di elementi. Alcuni sono “rumore di fondo” come la fiscalità, il diritto, la contabilità, ecc. Altri sono cruciali per la riuscita dell’impresa. Porre l’attenzione su cosa è cruciale ai fini della riuscita dell’impresa, allocando opportunamente tempo e risorse, è ciò che conta davvero.
Se accetti la metafora che ho usato del fare impresa come intraprendere un viaggio, allora troverai appropriata la seguente citazione di Marcel Proust “Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi”. Imparare a cambiare, mettersi in discussione, abituarsi ad invalidare le proprie ipotesi con l’umiltà di chi sa riconoscere i propri limiti è il miglior modo per godersi il viaggio 🙂
Non esiste un percorso standard per un imprenditore. Piuttosto esiste la capacità di avere un piano A ed un piano B, se A non dovesse andare come previsto. Le regole scritte sono quelle del diritto civile, della fiscalità o della contabilità ma valgono poco. Ciò che conta per un imprenditore è riuscire ad individuare un prodotto che gli consenta di acquisire clienti in modo sistematico e crescere badando all’organizzazione del lavoro. Serve coraggio, perché fare l’imprenditore significa affrontare un viaggio verso terre inesplorate, anche dentro di sé.
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